
Viviamo in un’epoca di semplificazione estrema.
Il digitale ci pone davanti a scelte binarie: uno o zero, questo sì o questo no.
I social ci abituano a un confronto continuo su cosa sia meglio, come se tutto il resto dovesse essere scartato. Consumiamo, buttiamo, ricompriamo, in un ciclo in cui nulla dura abbastanza da essere capito davvero.
Non “o questo o quello”, ma “e questo e quello”. Non una competizione, ma un affiancamento. Perché è solo affiancando significati che possiamo forgiare qualcosa di nuovo. È nella complessità che troviamo la ricchezza, non nella semplificazione.
La lettera “E” è un ponte. Unisce, collega, amplia. Non sceglie tra due mondi, ma li tiene insieme.
E se iniziassimo a celebrare ciò che possiamo costruire con il “e-e”, invece di distruggere con l’”o-o”?
Voi cosa ne pensate? È possibile abbracciare la complessità in un mondo che ci spinge verso la semplificazione?






