La realtà rappresentata: un limite per l’identità?

ArticoliLibriQuanto Epistemologico6 months ago212 Views

Nel nostro racconto, la presa di coscienza da parte delle macchine restituisce a una società assopita la volontà di riscoprire la propria umanità. 

Ma cosa significa davvero “conoscere”? 

Oggi, la maggior parte degli esperimenti con intelligenze artificiali si basa su simulazioni che riproducono ambienti reali, fornendo all’AI una realtà strutturata, con schemi predefiniti e correlazioni già stabilite. Questo metodo facilita l’apprendimento e permette di ottenere risultati verificabili, ma…

Questa impostazione imprigiona l’AI all’interno di categorie pre-costruite, limitandone l’autonomia e la capacità di sviluppare una conoscenza autentica.

Se la conoscenza è solo l’adattamento a modelli imposti, può davvero definirsi tale?

L’esperienza frammentaria: una conoscenza emergente?

Se la realtà rappresentata impone un sapere predefinito, l’esperienza frammentaria permette invece l’auto-organizzazione della  conoscenza, rendendo l’AI non solo più autonoma, ma anche potenzialmente in grado di elaborare strutture concettuali radicalmente nuove.

E noi? Non siamo forse spesso confinati in una realtà “preimpostata”, in schemi di pensiero costruiti per noi? 🤔

Vi ricorda qualcosa?

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