L’arte è programmazione o rivelazione?

Quanto EpistemologicoArticoli7 months ago201 Views

Nel mondo di oggi, molte esperienze artistiche sono create artificialmente, progettate per suscitare emozioni predefinite. Ma l’arte autentica è un’altra cosa: non segue un codice, non è un algoritmo, non è un processo pre- programmato.

Pavel Evdokimov scrive che l’artista dell’icona sacra dipinge qualcosa che non ha mai visto, ma che sente come vero dentro di sé.

L’arte nasce non dalla ripetizione, ma dalla rivelazione. Un’opera autentica non riproduce un’emozione prevista, ma genera un significato nuovo.

Qual è la differenza tra un artista e un programmatore?

● Il programmatore organizza un’esperienza per l’utente, delimitandone le possibilità.

● L’artista trasforma la realtà attraverso la sua sensibilità, lasciando spazio all’imprevisto, al non calcolabile, all’autentico.

E se l’arte fosse una porta per la conoscenza?

Un’opera autentica non si consuma in un attimo: continua a generare domande, lascia uno spazio aperto, attiva la nostra coscienza invece di addormentarla.

Forse è proprio in questo spazio di rivelazione che nascono i quanti epistemologici, i primi frammenti di significato che danno forma alla nostra comprensione del mondo.

Ci stiamo abituando a un’arte che intrattiene e consola, ma che non ci trasforma?

Forse il vero rischio della nostra epoca non è la perdita dell’arte, ma la sua riduzione a un prodotto da consumo, pre-confezionato e privo di quella verità che sa scuotere l’anima.

Qual è l’ultima opera che vi ha veramente trasformati?

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